Domenica 15 marzo 2020 – ore 16:30
Saloncino del Primo Piano
La fanciulla del West è un’opera in tre atti di Giacomo Puccini, su libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini.
La prima rappresentazione avvenne con successo al Teatro Metropolitan di New York il 10 dicembre 1910 diretta da Arturo Toscanini con Emmy Destinn, Enrico Caruso, Pasquale Amato, Angelo Badà ed Antonio Pini-Corsi e fino al 2011 ha avuto 104 recite.
Ai primi del 1907, durante un soggiorno nella metropoli statunitense, a Puccini accadde di assistere ad un dramma di David Belasco, dal titolo The Girl of the Golden West, rimanendone oltremodo colpito; ottenuto dall’autore il necessario consenso, incaricò il poeta Carlo Zangarini, cui subentrò in un secondo tempo lo scrittore toscano Guelfo Civinini, di stendere il testo librettistico.
Nell’estate del 1908 Puccini si accinse alla composizione che, dopo un intervallo piuttosto lungo per motivi di carattere familiare, venne ultimata nel luglio del 1910.
La trama
California, intorno al 1850, ai tempi della febbre dell’oro. Minnie è la giovane padrona della “Polka”, un ampio locale ai piedi delle montagne della Sierra, e, per i minatori del vicino campo di lavoro, la compagna, la consolatrice, la confidente; soprattutto ora che una banda di grassatori, comandata dal temibile Ramerrez, infesta la zona depredando e taglieggiando.
Ma la sua vita subisce un improvviso cambiamento: una sera entra alla “Polka” un giovane straniero, il quale afferma di chiamarsi Dick Johnson.
Il suo sguardo incontra quello di Minnie e fra i due, che già si erano conosciuti per caso pochi anni prima, si stabilisce una subitanea intesa. In realtà, quel giovane altri non è che Ramerrez, venuto a studiare di persona la possibilità di rapinare la cassa del saloon, ove i minatori son soliti depositare i propri risparmi; malgrado l’avversione mostrata verso lo sconosciuto dallo sceriffo Jack Rance, che da tempo corteggia senza successo Minnie, il sedicente Johnson, affascinato dalla grazia e dalla bellezza della fanciulla, non si decide ad abbandonare il locale.
Egli però ha già desistito dall’attuare il suo piano, ora tenta di far breccia nell’animo di lei,e ottiene di poterle dare un ultimo saluto quella sera stessa, nella sua capanna, ai margini della foresta. E qui l’amore sboccia fra Johnson e Minnie, la quale, felice, continua ad ignorare la vera identità dell’uomo e il suo turbinoso passato; saranno Rance ed alcuni minatori, saliti nel suo alloggio per metterla in guardia sullo straniero che era penetrato alla “Polka” per trafugare l’oro e che sembra essersi nascosto nelle vicinanze, a rivelarle il vero essere di Johnson.
Questi è allora costretto da Minnie, indignata e disperata, ad abbandonare la capanna, ma sull’uscio viene abbattuto da un colpo di pistola, sparato a bruciapelo dallo sceriffo, il quale, insospettito dal contegno di Minnie, si era appostato nei pressi; la ragazza però, malgrado il profondo disinganno, si è ormai votata alla salvezza dell’uomo amato, riesce a trasportare all’interno Johnson e a stabilire con Rance un compromesso. Sarà un’allucinante partita a poker a decidere della vita del bandito; e la vittoria arride a Minnie che, solo ricorrendo ad uno stratagemma, potrà salvare il suo uomo.
Questi, dopo la tremenda avventura, è finalmente deciso a redimersi dalla vita sciagurata fin qui condotta, è riuscito a far perdere le proprie tracce, ma catturato in prossimità del confine, mentre tentava di espatriare è subito circondato da una turba di uomini minacciosi, pronti a linciarlo: la sua sorte sarebbe segnata se, d’improvviso, in sella ad un cavallo ed impugnando una pistola, non intervenisse in suo soccorso Minnie.
Sarà lei, con una paziente opera di persuasione, a convincere i minatori a lasciare libero il suo uomo: si rivolge ad ognuno, ricordando i giorni trascorsi insieme, le ore della tristezza e della speranza, e riuscendo a commuovere quegli animi induriti dalla fatica e dalle sofferenze. Johnson è finalmente libero e Minnie s’allontana felice con colui che nessuno potrà più togliere al suo amore.